I CINQUE RIONI

PORTA MARINA

Come territorio è il rione più piccolo. I rivali possono spaziare grazie alle contrade, Porta Marina (il cui territorio è ‘frenato’ dal fiume Tenna e dal confine con Piane di Falerone) no. Dal punto di vista storico presenta la chiesa di Santa Maria del Piano, e attiguo convento, impreziosito da alcuni affreschi di fine ‘300. Porta Marina (simbolo la civetta; colori bianco-rosso-blu) vanta dei record. Su tutti: la durata sul trono di un console (Berdini è stato sullo scranno dal 1980 al 1999) e il primo successo targato Emilio Mordente nel ’69. Perché il nome Porta Marina? Perché è la via – a nord di Servigliano – che porta verso il mare. Il 14 giugno 1998 il direttivo ha inaugurato la nuova sede del rione, composta da sartoria, sala archivio, mostra di armi e costumi, stanza riunioni e cucina. Nel corso degli anni a contraddistinguere l’attività sono state alcune mirate iniziative collaterali al Torneo Cavalleresco. Sei i consoli che si sono passati lo scettro. Determinante l’impegno di Luciano Grilli, Graziano Aliberti, Sbatino Ulisse, Angelo Paci e Alessandro Morelli. Grazie a loro Porta Marina ha potuto pianificare un lavoro che ha portato degli ottimi risultati negli anni Settanta e che rappresenta solide fondamenta per gli impegni futuri. La sartoria, per anni ricavata negli spazi della Parrocchia, è stata in grado di offrire costumi ancor oggi attuali e di rara bellezza. Certo è che la gestione Aldo Berdini ha rappresentato una seconda svolta. Berdini, celebre per i voti alla Madonna in funzione delle vittorie, ha dato una scossa determinante, puntando soprattutto sulla vittoria del palio. Ecco l’ingaggio di cavalieri di grido, il ritorno al successo con Vignoli (’81) prima della venuta dei Capitani e dell’ingaggio dell’indigeno Cordari. Dal 1999 il console è Enrico Pompozzi.

 

PORTA NAVARRA

Il giglio (simbolo del rione, i cui colori sono il bianco-celeste) da sempre fa parlare di sé. Prima per i trionfi nella Giostra dell’anello, per merito dell’insuperabile Emilio Mordente, poi per il digiuno di successi (durato dal 1979 al 1994), infine per il tris di vittorie firmato di recente da Gianni Vignoli. Porta Navarra occupa il lato sud del ‘quadrilatero’ di Virginio Bracci; deve il nome alla casata Navarra (il generale Clemente Navarra nacque il 23 luglio 1756). Per tutti gli anni Settanta il consolato di Mariano Marini si è distinto sotto ogni punto di vista: i primi gruppi dei tamburini (’77) e degli sbandieratori (’78) fatti in casa furono allestiti proprio dal giglio. La continua e affannosa ricerca di migliorare la parata ha permesso una crescita dal punto di vista della coreografia e dell’organizzazione interna. Basilare l’apporto di Lisia Cordari, le cui abili mani hanno confezionato gli abiti relativi al periodo pionieristico. Nel ’92 diventa console Angelo Viozzi, protagonista in varie vesti. Nel lasso di tempo che va da Marini a Viozzi, si sono intervallati Sergio Rossi, Giovanni Latini (in due fasi), Elvio Marinozzi e Pierluigi Baghetti. Per quanto concerne la scelta delle dame, il rione ha sempre dato precedenza alle bellezze serviglianesi, quindi a ragazze da sempre cresciute con fede navarrina. Porta Navarra è stato il primo rione ad approvare un regolamento interno alla stregua di un vero e proprio Ente. Dopo il consolato di Giancarlo Vallesi (1999-2000), dal gennaio 2001 il capo rione è Paolo Pipponzi.

 

PORTA SANTO SPIRITO

Il rione ha caratterizzato in vari momenti il Torneo Cavalleresco. Nel ’74 fece introdurre la formula dell’ingaggio del cavaliere (in precedenza veniva abbinato tramite sorteggio), lì nacque il feeling con Gianfranco Ricci, che dal ’75 al ’96 ha difeso i colori giallo-rossi del grifone (il simbolo). Furono il console Americo Rossi e Paola Pierangelini a contattare il prode faentino nel corso di una trasferta ad Ascoli. Ricci annuì, e fu subito amore, sbocciato a prima vista. A parte le affermazioni al campo de li giochi (8 in totale) il binomio Ricci – Santo Spirito è stato importante perché ha alzato di molto il livello della Giostra dell’anello, da allora divenuta di serie A. Sul perché del nome Porta Santo Spirito (ovest del centro storico), si incrociano più correnti di pensiero. E’ vero che il viale che taglia in due il rione conduce al cimitero (dunque, via che apre allo spirito santo…), ma non è da trascurare la circostanza che si sia pescato dalla Quintana di Arezzo, dove la contrada Santo Spirito si contraddistingue in determinazione. Che dire della sartoria rionale? Beh, in questo il grifone ha fatto scuola. Senza nulla togliere agli altri rioni, Porta Santo Spirito ha segnato un’epoca in fatto di ricerca del costume italiano, dalla cui esperienza ha preso vita l’Accademia Clementina. Alcuni abiti prerinascimentali da sfilata sovente vengono richiesti in tutt’Italia per presenziare a convegni o sfilare in passerelle. Il console storico è Alberto Ridolfi, impegnato full time nella rievocazione. Gilberto Traini, Americo Rossi, Eliseo Malvatani e Enzo Leoni gli altri condottieri che a loro modo hanno contribuito a formare il prezioso puzzle giallorosso.

 

PAESE VECCHIO

Il nome spiega l’ubicazione del rione: nella parte antica di Servigliano (sono visibili vestigia di epoca romana). Paese Vecchio può fregiarsi del Palio del venticinquennale, conquistato da Paolo Margasini nel ‘93. E’ stata proprio quella l’ultima affermazione; la quarta, dopo l’accoppiata ‘70-’71 e il tris firmato Giacomoni. Il rione giallo-verde (simbolo: un castello sul monte) vanta un curriculum tutto particolare. Assente nella prima edizione, del ’69, venne formato l’anno seguente, che coincise con il trionfo di Carlo Monti. Ma fu vita breve: nel ’73, dopo conflitti interni, ruggini e diaspore con il comitato centrale, Paese Vecchio decise di non gareggiare alla Giostra, né di prendere parte al corteo storico. Fatto sta che dal ’74 all’83 (anno del gran ritorno) la defezione ha pesato assai sul Torneo Cavalleresco, la cui economia ha dovuto fare a meno giocoforza di una componente basilare, visto il calore che da sempre i componenti del rione gettano nella contesa. I consoli che si sono succeduti hanno lasciato il segno. Fondamentale il sostegno di Giuseppe Di Flavio e Serafino Cesetti Roscini; importante l’impegno di Luigi Baglioni e Federico Monti (gli si deve la presenza dell’83). L’era moderna è caratterizzata dall’impronta di Giancarlo Ferretti, vulcanico console della kermesse. Fu lui a volere Gianni Vignoli, a scegliere in una sola notte di pensieri (dopo l’infortunio di Vignoli) Paolo Margasini, a strappare alla concorrenza il quotato Alfiero Capiani. E, infine, a puntare su Luigi ‘Cino’ Felici. Ferretti, che non stima affatto De Coubertin, non parte di sicuro per partecipare.

 

SAN MARCO

Non è un rione. Rappresenta il gruppo dei maggiorenti comunali, con il Magnifico Messere (il sindaco), gli adsessores, i consiglieri, gli araldi, i balivi, i suonatori di chiarina. In pratica, il territorio è racchiuso all’interno del palazzo municipale. Nel ’69, anno primo del Torneo Cavalleresco, esisteva il rione Maggiore che, a differenza di San Marco, si espandeva per tutto il centro storico (mura perimetrali comprese). Ma il rione Maggiore scomparve nel ’70, allorché nacque Paese Vecchio. L’anno dopo, nel ’71, il gruppo del Comune è entrato a far parte della sfilata, in occasione del bicentenario della costruzione di Castel Clementino. L’allora sindaco Balilla Rotoni indossò gli abiti del Magnifico Messere, successivamente passati a Filippo Santoni (dal ’75 al ’94) e che oggi appartengono a Renzo Speranza. San Marco è anche il patrono di Servigliano. I colori della delegazione comunale nella Giostra (vi è iscritta dal ’74) sono il giallo e il blu. Le dame che hanno affiancato il Magnifico Messere sono sempre state gentili donzelle ‘prestate’ dagli altri rioni. Ma a metà anni Ottanta, Santoni ha voluto invertire la tendenza con la presenza di Barbara Capponi, la pedasina eletta Miss Cee. Nel 1987 Barbara ha partecipato per la prima volta alla sfilata, ripetendosi fino al 1990 e assurgendo a protagonista nel corso delle trasferte del Torneo Cavalleresco a Bonn e Copenaghen. Nel ’91, altra dama d’eccezione: la romana Angelica Minieri, vincitrice di concorsi di bellezza a livello nazionali e mannequin professionista. Duplice l’impegno di Laura Mordente: prima come dama (’93 e ’94), poi come cavallerizza apri corteo. Le vittorie di Felici e il successo di Cordari nel ’97 hanno portato in auge la piccola compagine. Il Magnifico Messere Renzo Speranza ha portato una ventata di novità. Nel 2000 ha sfilato al fianco della bella Rosaria Renna.